La via De Cessole è il primo itinerario di arrampicata ad essere stato tracciato lungo la parete Sud-Ovest del Corno Stella e rappresenta un'incredibile esempio di intuizione di ricerca del percorso più facile lungo un dedalo di placche e camini, sopratutto considerando l'anno di apertura (era il 1903).
Attualmente l'itinerario, nonostante le difficoltà non proprio elementari ed il percorso tortuoso, è considerato la "via Normale" al Corno al pari della via dello "Spigolo Inferiore".
La solidità della roccia e la bellezza di alcuni passaggi hanno reso la via molto frequentata al punto che, negli ultimi anni, si è deciso di spittare tutte le soste e di aggiungere qualche spit in via in punti particolarmente "delicati". Naturalmente questa azione ha suscitato notevoli polemiche, sfociate nel ripristino della chiodatura tradizionale sulla vicina via Campia, a sua volta oggetto di analoga spittatura.
Dopo aver percorso la via De Cessole, ritengo senza alcun dubbio eccessive le critiche mosse a coloro che hanno deciso di mettere questi famosi spit alle soste. La via non è stata per nulla banalizzata e una buona dose di intuito alpinistico resta indispensabile per non perdersi sulla parete. Inoltre una serie di friend attaccati all'imbrago non risulterà affatto di troppo.
Insomma, non credo che da una via di arrampicata si debba per forza ricercare il brivido di una sosta a chiodi (possibilmente vecchi e arrugginiti)...
Attacco:
Si trova circa a metà della grande cengia che divide la parete del Corno Stella, in corrispondenza del più alto terrazzino erboso alla base di un diedro.
L'attacco può essere raggiunto o arrampicando su una delle vie che si sviluppano sull'Avancorpo, o a piedi percorrendo tutta la cengia.
Per questa seconda soluzione, dal rifugio Bozano ci si dirige, su traccia di sentiero, alla base dell'Avancorpo e se ne costeggia il margine destro risalendo le pietraie instabili. Quando sulla sinistra la parete si interrompe in un canaletto (indicazioni a vernice per il "cengione"), imboccarlo e risalirlo con alcuni passi di facile arrampicata (III) sino a sbucare presso il sentierino che traversa la cengia. Seguire il sentiero fin presso una rampa rocciosa; traversare quindi a destra e, per roccette ed erba, raggiungere l'attacco.
Descrizione:
1° TIRO:
Risalire per facili rocce la prima parte del diedro sino ad un terrazzino intermedio. Attaccare la successiva fessura, generalmente bagnata, con alcuni movimenti non semplici sfruttando dapprima la placca a destra (1 spit) per poi proseguire direttamente nel diedro sino alla sosta (45 m, sosta su 2 spit, IV).
2° TIRO:
Proseguire nel diedro piegando leggermente a sinistra. Con difficoltà decrescenti si arriva alla sosta sotto ad un evidente tetto nero (35 m, sosta su 2 spit, III+).
3° TIRO:
Traversare a destra su placca leggermente appoggiata ma con buoni appigli (1 spit a metà traverso) sino ad una sosta intermedia (30 m, sosta su 2 spit, III+).
4° TIRO:
Proseguire lungo il traverso con un tiro simile al precedente. La sosta è attrezzata in prossimità dell'evidente vena di quarzo bianco che taglia orizzontalmente tutta la parete (30 m, sosta su 2 spit, III+).
5° TIRO:
Dalla sosta partono due canalini paralleli: risalire quello di destra sbucando al suo termine presso una cengia. Non andare a destra sulle facili rocce erbose, ma proseguire dritti in placca (1 spit) raggiungendo la base di un secondo canalino.
Rimontare il canalino e proseguire in diagonale a destra sino alla comoda sosta presso la base di un camino strapiombante (50 m, sosta su 2 spit, III+).
6° TIRO:
Tiro chiave della via, noto come "mauvais pas".
Salire per alcuni metri il lato sinistro del camino, poi uscire a sinistra in leggero strapiombo e proseguire verticalmente per diedrino superficiale sino al terrazzino di sosta (35 m, vari chiodi e spit, sosta su 2 spit, IV+).
7° TIRO:
Proseguire per divertente fessura verticale; l'uscita è leggermente strapiombante, ma si può convenientemente sfruttare la placca a destra.
Sfruttando una lama rovescia, traversare orizzontalmente a sinistra sino ad un chiodo, poi salire in un vago diedro sino alla sosta (45 m, sosta su spit e clessidra, IV).
8° TIRO:
Traversare a destra verso una fascia strapiombante che si supera nel punto più basso possibile (chiodo con cordone). Superato il passaggio, proseguire su placca appoggiata in diagonale a destra (ev. sosta intermedia a chiodi) fino a raggiungere la base di un canalone detritico (50 m, sosta da attrezzare, III+).
9° TIRO:
Risalire senza percorso obbligato tutto il canalone, prestando attenzione alla roccia instabile. Sostare presso un colletto posto all'uscita del canale, sfruttando un provvidenziale spuntone di roccia (55 m, II+).
10° TIRO:
Salire a destra e rimontare direttamente alcune belle placche, solide ma piuttosto muschiose, che conducono sul plateau sommitale (50 m, sosta su spuntone, III+).
Per raggiungere la croce di vetta, comunque ben visibile dal termine della via, rimontare direttamente e senza difficoltà l'ultima parte del plateau sommitale.
Discesa:
In corda doppia lungo la storica via Campia o, molto meglio, lungo la moderna "Barone Rampante", più lineare e veloce.
Per questa seconda soluzione, dal termine della via scendere lungo il plateau sommitale in direzione Ovest. Quando la pendenza del pendio diminuisce di netto, individuare un grosso ometto di pietra e piegare a sinistra verso il bordo della parete. Qui un cordino azzurro-verde permette di scendere sul sottostante terrazzino con sosta su resinati.
Con cinque corde doppie da max 50 m, si torna sulla cengia a metà parete in corrispondenza dell'uscita di "Rabdomante".
Seguendo la traccia di sentiero che traversa la cengia, andare verso sinistra (Sud-Est) sino ad una sosta su anello resinato: con una doppia si scende alla base del canalino di accesso alla cengia e, per traccia di sentiero tra i ghiaioni, in breve nuovamente al rifugio Bozano.